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mercoledì 9 maggio 2007

Bush annuncia la strategia per il ritiro dall’Iraq: “passeremo dall’Iran”.


Il Presidente statunitense e i suoi strateghi hanno formulato un efficace piano, per un veloce ritiro delle truppe americane dall’Iraq.
Bush ha esordito dicendo la fatidica frase: “è giunto il momento di portare i nostri ragazzi via dall’Iraq” e per farlo ha scelto di passare dall’Iran, specificando: “è una scorciatoia, ce l’ha mostrata il nostro fornitore di fucili M1.”
In accordo con gli ufficiali della Casa Bianca le unità aeree lasceranno le basi irachene, trasportando le munizioni su diversi obbiettivi iraniani. Dopo 72 o 96 ore dal ritiro delle unità aeree, si trasferirranno in Iran anche i carri armati e le truppe di terra.
Il viaggio di rientro dei militari statunitensi prevede anche una piccola sosta in Siria, per fare rifornimento.
Per il buon esito della missione, Bush ha chiesto al parlamento americano un altro esoso finanziamento: ben 230 milioni di dollari per gestire la delicata operazione; ovviamente questo budget comprende anche altri 100 carri armati, 50 nuovi C130 e quattro brigate d’artiglieria.
Ovviamente Mahmud Ahmadinejad attende a braccia aperte le truppe statunitensi e non vede l’ora di mostrare loro le armi che gli hanno fornito in passato.

lunedì 23 aprile 2007

Una guerra di successo.


Perché una guerra riscuota la meritata popolarità e la gente la segua, la guardi, i media ne parlino e faccia il tutto esaurito al botteghino è indispensabile una buona regia. Qualcuno dietro alle quinte che si occupi di organizzare il tutto fin dal primo momento, che crei aspettativa e focalizzi l’attenzione. Non importa quanti morti ci siano, o quanto sanguinosa sia la guerra, se la regia non è buona, nessuno la seguirà e se ne interesserà.
Guardate il conflitto ugandese, di cui quasi nessuno parla: uscito già una ventina d’anni fa, con ben 10mila morti, 400mila profughi e l’utilizzo massiccio dei bambini, non è mai riuscito a sfondare.
I motivi dell’insuccesso sono sicuramente il cast composto da emeriti sconosciuti, come l'Esercito di Resistenza del Signore, il Fronte della Sponda Occidentale del Nilo e le Forze Democratiche Alleate; e la location, l’Uganda, un paese fuori mano e senza risorse energetiche alla moda come il petrolio. Così si diventa un conflitto d’essai, che non fa soldi e viene seguito solo da pochi intelletualoidi di sinistra.
Le major statunitensi, invece, hanno decenni di esperienza, molte guerre di successo alle spalle e conoscono tutti i segreti del mestiere: prima di tutto bisogna inventare una storia emozionante, che nasconda i meri fini di lucro; poi si devono scegliere attori importanti e conosciuti come un Bush, che è addirittura figlio d’arte, o il famossisimo Bin Laden, per il quale è stato fatto un battage pubblicitario portentoso, con un organizzazione del genere il tutto esaurito è assicurato.
Ricordate se proprio dovete far scoppiare una guerra, organizzatela bene, altrimenti rischiate che non vi venga a vedere nessuno.