
Perché una guerra riscuota la meritata popolarità e la gente la segua, la guardi, i media ne parlino e faccia il tutto esaurito al botteghino è indispensabile una buona regia. Qualcuno dietro alle quinte che si occupi di organizzare il tutto fin dal primo momento, che crei aspettativa e focalizzi l’attenzione. Non importa quanti morti ci siano, o quanto sanguinosa sia la guerra, se la regia non è buona, nessuno la seguirà e se ne interesserà.
Guardate il conflitto ugandese, di cui quasi nessuno parla: uscito già una ventina d’anni fa, con ben 10mila morti, 400mila profughi e l’utilizzo massiccio dei bambini, non è mai riuscito a sfondare.
I motivi dell’insuccesso sono sicuramente il cast composto da emeriti sconosciuti, come l'Esercito di Resistenza del Signore, il Fronte della Sponda Occidentale del Nilo e le Forze Democratiche Alleate; e la location, l’Uganda, un paese fuori mano e senza risorse energetiche alla moda come il petrolio. Così si diventa un conflitto d’essai, che non fa soldi e viene seguito solo da pochi intelletualoidi di sinistra.
Le major statunitensi, invece, hanno decenni di esperienza, molte guerre di successo alle spalle e conoscono tutti i segreti del mestiere: prima di tutto bisogna inventare una storia emozionante, che nasconda i meri fini di lucro; poi si devono scegliere attori importanti e conosciuti come un Bush, che è addirittura figlio d’arte, o il famossisimo Bin Laden, per il quale è stato fatto un battage pubblicitario portentoso, con un organizzazione del genere il tutto esaurito è assicurato.
Ricordate se proprio dovete far scoppiare una guerra, organizzatela bene, altrimenti rischiate che non vi venga a vedere nessuno.